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Di Claudio Pistolesi

E’ il Principe dei Fondamentali, dopo il Tiro è sicuramente quello più importante, indispensabile per i giocatori nella costruzione delle azioni, richiesto dagli allenatori per aumentare e velocizzare i tentativi di tiro, apprezzato dai tifosi e appassionati del bel gioco, questo riconoscimento nobiliare per aspetti puramente tecnici è ingiusto ma che dire, niente può scalzare dal trono sua maestà: il Tiro.

Le emozioni provocate da un tiro in acrobazia dentro l’area affollata da difensori agguerriti, gli istanti in cui la palla percorre la parabola di un tiro da tre punti prima di entrare nell’anello e schiaffeggiare la retina o una schiacciata prepotente sono uniche, sensazioni che solo il tiro sa dare durante una partita.Marzorati
Ma il “Passaggio” è l’artefice, l’innesco del movimento che porta al tentativo di tiro e se questo andrà a buon fine il merito sarà anche della buona esecuzione e interpretazione del passaggio.
Il passaggio è sempre stato protagonista, dagli albori della pallacanestro, un poco statica e lenta, a quella moderna iperatletica e velocissima, anzi possiamo sicuramente dire che questa trasformazione è stata favorita e aiutata da un suo uso diverso e più incisivo.
Oggi, come allora, viene usato come strumento indispensabile nella fase di trasferimento difesa/attacco, nel contropiede o nella transizione, ma è nell’azione costruita che il passaggio oggi è un fondamentale diverso, più aggressivo più essenziale. Nel passato, nella costruzione di un’azione d’attacco, veniva utilizzato spesso per linee esterne, per cambiare lato dell’attacco e far muovere la difesa, cercando di spostare i giocatori nello spazio intorno al canestro per proteggerlo. Oggi non ha perso la stessa funzione, ma è sicuramente più determinante, perché le linee di passaggio da esterne sono diventate interne. L’introduzione della regola dei 24” ha rivoluzionato e condizionato l’attacco, se prima servivano due/tre/quattro passaggi, oggi spesso ne basta uno, preceduto da un tentativo di entrata in area o di un gioco a due (Per esempio il “Pick and Roll”) per un tentativo di tiro da tre punti, con un sufficiente margine di tempo per eseguirlo.
Steve NashRimane il fatto che il passaggio, in qualsiasi modo lo si voglia considerare o utilizzare, è l’esaltazione della spettacolarità del Basket, ma andando oltre lo spettacolo dobbiamo riconoscere che è la prima vera collaborazione tra giocatori per creare gioco, schema o movimento che sia, in particolare nel settore giovanile aiuta a far capire ai ragazzi più piccoli, per natura individualisti al limite dell’egoismo, che la pallacanestro è uno sport che ha assolutamente bisogno della collaborazione, della condivisione della palla durante l’azione. Tutto questo, senza togliere niente alla soddisfazione personale, anzi, avere coscienza che un compagno ha realizzato un facile canestro dopo il proprio passaggio crea quella mentalità indispensabile per uno sport di squadra.
E a proposito del passaggio…
per avere una certa abilità, sicurezza e padronanza di questo fondamentale si dovrebbe perfezionarlo fin dalle prime categorie giovanili, anche in quelle pre agonistiche iniziando dalla tecnica di base per affrontare in seguito la complessa ma essenziale tecnica delle collaborazioni, con passaggi e situazioni particolari, nelle situazioni di pressione agonistica più disparate per portare il suo utilizzo ai massimi livelli.
Ricordo che nel passato si perdeva molto tempo su esercizi specifici ma statici, cercando solo di migliorare la tecnica pura e semplice, la posizione delle mani, l’equilibrio del corpo e da parte di chi doveva ricevere la palla prepararsi a prenderla prima possibile nella fase di volo, anche oggi utilizziamo questa metodologia ma con una maggiore attenzione alla dinamicità degli esercizi, purtroppo non vedo utilizzare e non sento più parlare da molto tempo di una abilità che oramai sembra dimenticata la “VISIONE PERIFERICA”, un’abilità importante da proporre e insegnare a tutti i giovani giocatori, da utilizzare in particolare nella gestione della palla. La visione periferica è praticamente dimenticata dai nuovi Allenatori pensando erroneamente che non serva o che sia anacronistica nella pallacanestro di oggi (per cui sconosciuta alla maggioranza dei giocatori), ma si tratta di una abilità che andrebbe riproposta negli allenamenti con una frequenza settimanale, nelle sedute adibite al lavoro di perfezionamento dei fondamentali individuali. Magic Drexler
Non è semplice, in genere i ragazzi più giovani, come ricordato, vedono nel passaggio una perdita del possesso di palla e un personale tentativo di tiro vanificato a favore di un compagno, al pari di una palla persa per infrazione o di un possesso passato nelle mani degli avversari, ma è proprio incrementando questa abilità che si aumenta la capacità di leggere più soluzioni di passaggio nella stessa azione, scegliendo quella giusta anche in mezzo al traffico difensivo.
Per concludere questa riflessione, riuscire a far scattare nella testa dei ragazzi che quella scelta rappresenta un successo per la Squadra e una soddisfazione personale al pari di una realizzazione, è il primo passo per un netto e decisivo miglioramento tecnico nella progressione per essere effettivamente riconosciuti come “Giocatore.

Claudio Pistolesi

 

 

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